Design Thinking

Per risolvere i “Problemi” in un’attività basata, appunto sul Problem-Based Learning, che preveda la realizzazione di un prodotto finale, è fondamentale stimolare le capacità di astrazione dei nostri ragazzi in un processo di continua progettazione e riprogettazione su carta o “a video”.

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Nello sviluppo informatico di videogiochi, applicazioni o Mobile-Apps anche il programmatore è solito fissare le parti del suo progetto in uno sketch elaborato in solitudine o attraverso una piccola CommunityOltre al puro e semplice foglio di carta, peraltro sempre valido, esistono strumenti e ambienti virtuali fortemente indicati per affrontare le diverse problematiche e fissare il costante flusso di idee che scaturisce dalla fonte di ispirazione. Come detto è possibile procedere individualmente o in team nel fissare quanto ideato in un processo estremamente dinamico che si è soliti contraddistinguere con il termine DesignThinking (D.T.).

Lasciando da parte tutte le applicazioni utili a strutturare diagrammi, mappe mentali e concettuali (Coggle, Freemind, MindNode, …), indispensabili per una visione d’insieme del progetto, vogliamo presentare in questa sede altri tipi di possibilità sotto la veste di Apps, Websites o Games largamente impiegati nel DesignThinkingpaper_by-53

Per la collaborazione e l’ideazione di disegni mentali con  la creazione di sketch, storyboard o diagrammi di buonissimo livello, segnaliamo Paper by Fifty Three e Grafio 3entrambi per iOS.

L’approccio Game-Based nel Design-Thinking è ben rappresentato da siti web come Minecraft o come Gamestar Mechanic che, con la sua veste stile manga, aggiunge al Problem-Based Learning la componente del coding. Completano questa breve panoramica Design Squad per la soluzione di divertenti problemi “di ingegnaria” e KidsThinkDesign  per progetti creativi di Cooperative Design.

gamestar

Per la  proposta di collaudati metodi di ideazione-creazione attraverso la tecnica del brainstorming segnaliamo Stormz, ma non potremmo concludere senza menzionare SketchUp , uno dei più apprezzati strumenti per la progettazione e il 3D Design (scaricabile anche nella versione stand-alone).

Game-Based Learning (GBL)

Il Game-Based Learning (GBL) è un’altra opportunità metodologica da spendere in presenza di particolari esigenze educative all’interno di un classe. La possibilità di stimolare, favorire e realizzare un qualsiasi tipo di apprendimento attraverso il gioco, la competizione con se stessi e con gli altri è quello che si è soliti definire come Game-based Learning.

Il taglio gaming è ormai presente in molte delle iniziative educative digitali sia per progetti open che commerciali (free, freenium o “a pagamento”): Minecraft, Khan Academy, Socrative, Duolingo o i siti che insegnano il coding e così via.

kahoot!Studio

Se prendiamo l’esempio di Kahoot (game-based learning platform della Microsoft Ventures), notiamo che il suo successo ha portato i creatori a proseguire nella strada intrapresa: pochi giorni fa è stata aperta una nuova sezione free: Kahoot! Studio ricca di curriculum-aligned games K-12 (games strutturati per livello di istruzione corrispondente ai nostri ultimi 2 anni di Superiori): una collezione di giochi educativi aperti a tutti (edutainment) di Matematica (Algebra, Geometria, Frazioni) anche da editare raggiungibili da Browser o App dedicata.

Ma il GBL è anche tutto quello che c’è “di più spinto”, ci si passi la forma. Tra le aziende più impegnate in questo settore della Didattica così fortemente in espansione, oltre a giganti come Microsoft ed Apple presenti in molteplici iniziative, possiamo individuare: BrainQuake, Filament Games,  e molte altre ancora. Nel mercato attuale lo sviluppo di videogiochi educativi o altri strumenti hardware e software basati sulla Realtà Aumentata (A.R.) e sulla Realtà Virtuale (V.R.) è legato maggiormente alla scelta di contenuti STEM (science, technology, engineering, mathematics). Per fare un esempio, pochi mesi fa il Dipartimento dell’Educazione americano ha stanziato finanziamenti per un nuovo gioco di Realtà Virtuale commissionato a Schell Games, che possa facilitare l’apprendimento di concetti relativi alla Chimica negli studenti della Scuola Superiore.

Un esempio di gaming interattivo (in lingua inglese) applicato all’esplorazione dell’Algebra è GraspableMath  (che potremmo tradurre come “Matematica a portata di mano”), uno strumento interattivo fruibile da browser sviluppato dalla Indiana University Bloomington (IU). Gli studenti sono chiamati a spostare i termini sullo schermo per risolvere equazioni matematiche, condividendo i singoli passi con l’insegnante.

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Sullo stesso piano si sta muovendo un gruppo di ricerca educativo no-profit, LRNG-GlassLab  che sta cercando insegnanti di Scuola Superiore per giochi collaborativi (in lingua inglese) come Deep Sea Crisis . Per giocare gli alunni avranno bisogno di un accesso ad Internet. Il progetto è sponsorizzato dalla Hewlett Foundation.

In Europa European Schoolnet, un network dei Ministeri dell’Istruzione dei 31 paesi europei, sta realizzando una collaborazione di ricerca con la ditta sviluppatrice di giochi Triseum . Grazie a questa iniziativa alcune scuole potranno utilizzare learning games come ARTé: Mecenas e Variant: Limits (per Windows e Mac OS).

  • Il primo è stato creato in collaborazione con la Texas A&M University per un’ambientazione in 3D che propone l’Italia del Rinascimento. Grazie ad esso gli alunni sono chiamati a comprendere concetti complessi di natura politica, economica e sociale del tempo.
  • Il secondo è basato invece sull’abilità di Calcolo ed è stato creato con modalità, almeno così si dice, “accattivanti”.

Gli insegnanti e le scuole d’Europa che si presteranno all’iniziativa potranno contare sulla formazione fornita dallo stesso produttore e, sicuramente, di un importante bagaglio di informazioni.

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Il Project-Based Learning (PBL)

Affrontiamo il Project-Based Learning (PBL) come pratica alternativa (in senso chiaramente non esclusivo) alla tradizionale Didattica di classe. I Bisogni Educativi Speciali (BES) e gli alunni più dotati (Gifted Students) sono spesso quelli che più degli altri soffrono “il livello educativo standard” e la conseguente mancanza di opportunità di apprendimento che si adattino ai propri bisogni educativi.

project-based

Da un punto di vista deontologico e professionale ogni insegnante è fermamente convinto che tutti gli alunni di una classe debbano essere coinvolti tenendo conto dei diversi bisogni ed ogni insegnante sono sicuro che agisca di conseguenza. I dubbi nascono nel momento in cui si cerca di concretizzare questo principio unanimemente condiviso attraverso l’azione educativa.

La Didattica tradizionale è storicamente radicata ed è quella più immediata nel contesto che vede al centro del processo educativo-didattico quelli che tutti noi operatori scolastici, famiglie e agenzie di valutazione, siamo soliti chiamare “Programmi” declinabili in “Standard Educativi”: nei consigli di classe, specie in presenza dei genitori rappresentanti, la domanda ricorrente (non che non lo debba essere in assoluto) è quella intesa  capire se si è “in pari con i Programmi”. Gli Obiettivi Specifici di Apprendimento (OSA) selezionati dagli insegnanti vengono così messi sulle spalle di chi, dalla periferia di questo flusso educativo, dovrà puntare verso lo standard richiesto, il centro appunto, l’obiettivo ultimo.

Il fatto è che, da un altro punto di vista (lo stesso che traspare dalla normativa degli ultimi dieci anni), gli stessi Obiettivi Specifici di Apprendimento (OSA) insieme ai Programmi, agli Standard e ai Progetti personalizzati e Individualizzati, una volta selezionati rispetto al flusso educativo di cui abbiamo parlato sopra, dovrebbero puntare verso quello stesso centro occupato però da tutti i Bisogni Educativi (dagli alunni) presenti in quella classe.

Per far ciò, il tipo di didattica che possa realizzare questa seconda prospettiva è la Didattica Attiva e Inclusiva che raccoglie in sé numerosi approcci metodologici tra cui appunto il Project-Based Learning.

Detto ciò non dobbiamo dimenticare che nella società globale, che è anche la nostra società, esistono degli standard di riferimento che debbono e comunque possono essere perseguiti (per alcuni o per molti all’interno di una classe) attraverso una stessa metodologia didattica che coinvolga “tutti e ognuno”.

Per ciò che riguarda il Problem-Based Learning (PBL) si potrà prendere spunto da piattaforme per noi quasi sconosciute come quella del Buck Insitute for Education o il Defined STEM che propongono centinaia di esperienze project-based secondo i diversi livelli, con video, immagini e testi raccolti per ogni singola esperienza. Certo si tratta di portali in lingua inglese, ma per chi se la sente … potrà essere fonte di ispirazione.

Defined STEAM

Gli obiettivi da perseguire in un gruppo classe potranno andare da quelli più vicini agli standard educativi a quelli più personalizzati per la semplice capacità di lettura e comprensione del testo o individualizzati come la capacità di interagire, così difficile da perseguire in presenza di gravi disabilità o autismo: ad ogni componente del gruppo  il suo ruolo collaborativo per realizzare il compito o progetto finale e perseguire obiettivi didattici su misura e competenze trasversali.

coggle

Tra i contenuti possibili ci potrebbe essere la realizzazione di un camping su progetto, la creazione di un complesso da attrezzare per la pesca sportiva, la gestione di un parco consesso dall’Amministrazione locale per la rivalorizzazione di uno spazio particolare; e ancora la programmazione di una festa popolare, la creazione di un’applicazione mobile (Mobile App) per la divulgazione di contenuti locali storici, artistici, culinari, sportivi e così via. Si tratta comunque di “Compiti di Realtà” su progetto pianificato dagli alunni della classe sotto la  regia responsabile e competente del docente.

Tutte le abilità da perseguire e le conoscenze da strutturare si dovranno e si potranno avvalere di strumenti immediati e stimolanti (spesso di natura digitale, anche se non esclusivamente):

adobespark

Queste sono solo alcuni degli strumenti utili per realizzare Compiti di Realtà (Authentic Taks) con l’impiego di una didattica di tipo collaborativo, che si è soliti individuare con il suffisso “Based-Learning (Project-Based Learning, Problem-based Learning, Studio-Based Learning, ecc … ). Esistono quindi innumerevoli possibilità e strumenti a cui attingere per ogni possibile esigenza educativa, disponibilità di sistema operativo da parte di insegnanti e studenti, applicazioni di “libero utilizzo” o a pagamento.

Una volta adottate anche questo tipo di metodologie sarà facile avere la sensazione che ogni gruppo ed ogni singolo studente si stia mettendo in gioco dal punto di vista degli apprendimenti secondo il proprio livello, ma soprattutto nella capacità di affrontare e magari superare situazioni problematiche e difficoltà relazionali stimolando quella creatività che non è cosa di tutti, ma che non è detto sia prerogativa unica di chi la possiede come dono di natura.kidsthink

Il PBL potrebbe rivelarsi una grande opportunità di crescita per tutti gli studenti, soprattutto per quelli più problematici. Per gli insegnanti un’opportunità di crescita professionale. A questi ultimi la cabina di regia  sarà riconosciuta non per diritto naturale ma per acclamazione da parte dei propri studenti.

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La Robotica irrompe prepotentemente nella Didattica

Nei prossimi cinque anni la Robotica e la Realtà Virtuale nelle scuole troveranno la loro diffusione prevalentemente nel mondo americano e successivamente in quello europeo. I dispositivi “da indossare” (wereable) come gli occhiali VR e le “tiny cameras la faranno da padrone nel processo di insegnamento-apprendimento nei prossimi quattro o al massimo cinque anni (rapporto del Consortium for School Networking). Lo stesso si può dire per la Robotica: l’utilizzo dei robot nella Didattica si colloca prevalentemente nello spazio d’azione di discipline che oggi vengono descritte come STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics), ma anche a qualsiasi livello ed età per lo sviluppo della Logica e del Pensiero Computazionale in un approccio di tipo “Problem Solving”.

LEGO ci ha mostrato in anteprima, durante la rassegna International Consumer Electronic Show (CES) di Las Vegas, i nuovi Kit Lego Boost disponibili in 5 modelli:

  • il “Robot Vernie”
  • il Gatto Frankie
  • il veicolo Space Rover 4
  • la Chitarra “4000”
  • la Fabbrica Multifunzione

boost

Per costruirli e programmarli gli alunni potranno usare una app che si collega ad un laptop con sistema Android o iOS (tra breve sarà disponibile anche per gli smartphone). Ogni kit è composto da oltre 850 mattoncini, un computer “Move Hub”, un’antenna Wi-fi e un sensore di movimento. La app consente di assemblare righe di codice sulla base di icone e di un’interfaccia di codifica drag-and-drop. Il suo obiettivo è quello di assicurare l’interazione con altri kit LEGO. Il tutto sarà disponibile dall’Agosto del 2017 al prezzo di 150 euro.

Esempi di Robot programmabili utilizzati sempre più a partire dalle scuole del Primo Ciclo di Istruzione sono:

LEGO WeDo 2.0 – E’ senz’altro uno dei più celebri. Questa seconda generazione è stata presentata nel gennaio scorso come strumento di “iniziazione” alla Robotica (a partire dai 7 anni) da utilizzare anche nelle classi. Si compone di 2 kit con motore, un sensore di distanza e uno di inclinazione con cui realwe-doizzare numerose figure preordinate o anche personalizzate. Attraverso il computer sarà poi possibile animare i progetti realizzati.

MakeblockE’ basato su Arduino (scheda elettronica open source) per la promozione delle STEM (science, technology, engineering y mathematics). E’ compatibile con tutti i prodotti educativi della stessa ditta e si compone di 45 pezzi facilissimi da montare. Si basa sul linguaggio Scratch e Il costo è molto contenuto: 80 euro circa.

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Dash & DotSi tratta di 2 robot promossi in ambito didattico per introdurre la Robotica e il Pensiero Computazionale negli alunni della Primaria: Wonder Workshop sta scommettendo anche sulla loro introduzione nei curricula di alcune discipline come Matematica e Scienze. Il prezzo è di circa 300 euro.

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Sphero Una sfera programmabile che deve il suo successo al lancio del droide BB-8 SE (Second Edition) in Guerre Stellari da parte della Disney; prezzo 300 euro circa.sphero

LittleBits – E’ formato da alcune decine di pezzi che si uniscono grazie a delle calamite. E’ immediato e supportato da una grande Community che guida gli utenti educatori con una miriade di progetti realizzati passo-passo: tra i littlebitsvari prototipi troviamo un meccanismo che trasporta una pianta verso la luce  oppure il casco da bicicletta con lampada. Tutti i kit sono disponibili a questo indirizzo. Per i prezzi si va dai 100 euro ai 5.000!

Kano Computer con questo strumento si potrà costruire un computer in modo relativamente semplice. E’ basato su una Raspberry Pi 2 o 3 (Raspberry è un computer implementato su un’unica scheda) con un sistema operativo Kano OS, e comprende un case, dei cavi di alimentazione e HDMI, una scheda di rete, casse e una piccola testiera senza fili con trackpad. La guida per l’assemblaggio è mkanoolto semplice e può essere seguita anche dai più piccoli. Molto accattivante per la sua estetica è utilizzato per materie come la Musica, il Disegno e la Programmazione. Per il set base bisogna sborsare circa 350 euro.

Cubetto Insegna ai tuoi bambini a programmare prima che sappiano leggere” questo è riportato sulla Home del sito. Il target è quello della Scuola dell’Infanzia dai 3 anni. Nasce con Kickstarter nel 2013 come proiezione di LOGO, il linguaggio di programmazione educativa nato negli anni ‘60.

cubetto

Cubetto è formato da un robot e da un panello sul quale inserire dei tasselli di programmazione. Ognuno di questi corrisponde a un comando: “gira a destra”, “gira a sinistra” “sempre dritto”, ecc.. . Costo poco meno di 200 euro.

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Apprendimento basato sul problema – (PBL)

PBL – Si tratta di una metodologia e di un processo di apprendimento che si realizza soprattutto con le risorse presenti in Rete e attraverso strumenti come ambienti di apprendimento online (LCMS). Nella didattica tradizionale la risoluzione di ogni problema è successiva alla teoria della lezione in classe e i contenuti da trattare non sono sempre legati a situazioni reali. Nel PBL avviene l’esatto contrario: il problema è “aperto” ed è un punto di partenza da cui si dirama un’esperienza personale o di gruppo dell’alunno che si può avvalere dell’aiuto della tecnologia. Nel PBL non esiste la lezione frontale, ma l’insegnante in veste di mediatore didattico presenta il problema considerando il bagaglio delle conoscenze possedute dai ragazzi e li guida nel percorso didattico da seguire. Il Problem Based Learning favorisce l’acquisizione delle competenze chiave e crea le premesse per una loro valutazione nel processo di apprendimento.
Per renderci conto di quanto detto inserisco un’esperienza diretta documentata in un video presente su You Tube e realizzata con l’ausilio della piattaforma  Tes

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