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Robot Insegnante: Tega

Quello che segue potrebbe sembrare fantascienza ma, anche se ad uno stadio iniziale, è reale e devo dire anche un po’ inquietante: La robotica si comincia ad imparare a scuola (Lego Mindstorms NXT e EV3, Arduino, Raspberry Pi) , ma c’è di più. Il MIT (Massachusetts Institute of Technology)  credo intenda andare oltre, forse sostituire in un futuro chissà poi quanto lontano, l’insegnante di classe. Tega è un robot-assistente educativo della scuola dell’infanzia e dei primi anni della primaria: lo deduco dal fatto che sia di peluche e che si presenti come giocattolo per bambini.

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Si basa su qualcosa di tanto diffuso quanto economico: uno smartphone Android. I suoi numerosi sensori decodificano le espressioni facciali, i movimenti e i pensieri associati dell’interlocutore ed è capace di rispondere in un circuito collaborativo tra pari.

Più che di un robot si tratta di una piattaforma di “robots sociali” “equipaggiati” con numerosi oggetti di apprendimento: vocabolari, storie da raccontare, …. . Tutte le caratteristiche sono descritte in modo puntuale nella pagina ufficiale del MIT.

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Animatore Digitale e Team. Come procedere?

Quali le scelte e le politiche da adottare per il Team Digitale?

La miriade di risorse informatiche disponibili in Rete è tanto varia quanto inebriante, quasi stordente. Il loro utilizzo in classe promuove una didattica “attiva”, collaborativa e inclusiva. La scelta ponderata da parte dell’insegnante di uno strumento piuttosto che di un altro è influenzata dal contesto. Ci sono però elementi o premesse indispensabili di cui tenere conto.

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L’educazione informatica non è solo quella che fa sentire i nostri ragazzi partecipi e parte di una comunità anche se ci si trova nel bel mezzo di un lavoro collaborativo in classe. Questo è sicuramente importante, ma lo è altrettanto far maturare in loro la conoscenza dell’Informatica:

  1. la struttura della macchina e il suo funzionamento;
  2. l’utilizzo di più Sistemi Operativi.
  3. l’utilizzo di Web Software e Software Applicativo off-line Open Source.
  4. la potenzialità dello strumento in termini di prestazioni misurabili e le applicazioni già realizzate dal progresso tecnologico.
  5. La legalità o meno dei vari servizi nei diversi contesti.
  6. l’aspetto della Sicurezza informatica e del comportamento etico in Rete.

Cosa fare allora?

  • Di certo usando solo (e ho detto solo) il sistema operativo Windows o il portentos-costoso Mac/Os aiutiamo noi stessi, ma non aiutiamo loro a capire. Il computer resterà una macchina fantastica regalataci dal divino strofinio di una lampada.
  • La classe 3.0 non dovrà essere limitata ad un unico ambiente che si connetta con l’esterno. Si potrà concretizzare in una o più piattaforme integrate raggiungibili da ogni classe o sede periferica di una scuola e da tutte le scuole del globo. La sostenibilità a livello di infrastrutture informatiche non è ancora all’altezza delle necessità. Ma intanto perché non procedere su questa via? La destinazione da parte delle scuole dei nuovi PON (non parliamo del “Rafforzamento della banda”, ma di “Attrezzature tecnologiche e laboratori mobili”) spero vada in questo senso. Ho seri dubbi. Le scuole spesso tendono ad accogliere pacchetti miracolosi non considerando minimamente l’aspetto della “scalabilità informatica”.

Se l’insegnante crederà in tutto questo e sarà in grado di accettarlo e gestirlo all’interno della propria formazione, se non dimenticherà la valenza prevalente della componente pedagogica nell’azione educativo-didattica, la sua competenza informatica non potrà che guidarlo nelle scelte migliori per la sua didattica digitale.

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Insegnante di Sostegno e Tic

Il mestiere dell’insegnate di Sostegno è sicuramente peculiare e necessita di abilità relazionali, comunicative e psicologiche veramente particolari. Se poi, oltre a questo, potesse avere anche una buona conoscenza in “tutte le discipline” meglio ancora. Escludendo situazioni particolari o gravi disabilità come la psicosi infantile e certe tipologie dello spettro autistico che necessitano di una relazione e di un’azione pedagogica estremamente complessa, in caso di Bisogni Educativi Speciali (B.E.S.), potrebbe venire in soccorso la Didattica Digitale. Vediamo 3 tipi di opportunità:

  1. L’utilizzo di risorse reperibili in Rete (piattaforme di condivisione, web software, stand-alone software, meglio se Open Source) favorisce o comunque contribuisce allo sviluppo di attività collaborative dove alunni con bisogni educativi speciali che seguono contenuti comuni potranno partecipare puntualmente ad attività “a coppie” o per piccoli gruppi. Per una sorta di “personalizzazione” dell’azione verso il singolo o relativamente alle fasce per livelli di apprendimento, è importante puntare sull’utilizzo di Web Software o Software da utilizzare off-line Open Source (Google Docs o altri software on-line, almeno in fase di realizzazione, non utilizzano le estensioni che generano confusione nei momenti di scomposizione e ristrutturazione dei file): se ci si abitua all’utilizzo di Software Open, ogni “Oggetto di Apprendimento” (Learning Object) sarà facilmente adattabile alle diverse esigenze e ai differenti contesti.
  2. Nel caso di momenti educativi Individualizzati intesi a perseguire abilità “utili per la vita come “la Conoscenza e la lettura dell’Orologio”, “la Conoscenza e l’uso del Denaro” e altri, potrebbe essere utile far ricorso al software didattico off-line. in questo senso sarebbe possibile anche il coinvolgimento di tutta la classe o semplicemente solo dell’alunno che necessità di questo tipo di esercizio; dipende essenzialmente dall’ordine di scuola. Mi vengono in mente programmi come “Euro” (sezione Matematica) di Ivana Sacchi, Animated Clock Game di Flix Productions, la grande varietà presente in siti come Vbscuola, per non parlare dei programmi tanto validi quanto “costosi” di Anastasis, Carlo Mobile Pro per la Dislessia o la corrispondente versione libera LeggiXMe le cui sintesi non sono il massimo, ma sono capaci di integrare anche quelle più professionali.
  3. La possibile creazione di un sistema/portale On-line a sostegno dell’azione educativa programmata e condivisa dai colleghi dei vari Consigli di Classe. Sarebbe abbastanza semplice strutturare un ambiente virtuale condiviso, anche in tempo reale, dedicato alla Programmazione (strutturazione dei Progetti Educativi della classe, PEI, Pdp, laboratori e Attività Collaborative) e alla Realizzazione delle attività intese a perseguire i relativi obiettivi. Tali attività sarebbero conosciute in anticipo, almeno dai colleghi in compresenza o da chi partecipa in maniera multidisciplinare. Non che in questi casi non vi sia progettazione, ma le occasioni di incontro sono veramente poche, almeno dalla Scuola Media in su. C’è poi un altro problema veramente rilevante che potrebbe trovare in quanto detto una semplice soluzione: l’insegnante di Sostegno di un alunno che segua contenuti, attività collaborative o progetti comuni alla classe NON SA QUASI MAI CHE “COSA SI FA OGGI”! Potrebbe al massimo conoscere tramite una funzione del Registro Elettronico quali compiti siano stati assegnati o se è prevista una verifica scritta per quel giorno, ma non cosa farà il collega nella sua disciplina o per le attività collaborative previste nella classe. Ad un osservatore esterno tutto ciò potrebbe sembrare un po’ assurdo! Tornando alla possibilità di condivisione di Programmi e Azioni su spazi virtuali in Rete, non tutte le opportunità possono risultare a dimensione dell’apparato scolastico che è, tra le altre cose, obbligato a gestire un volume di dati sensibili non indifferente. Molte scuole dotate di Registro Elettronico sono state accessoriate con nuove funzionalità come le “Aule Virtuali” (Moodle), offerte per così dire gratuitamente al cliente-scuola, ma spesso esistono difficoltà di integrazione tra i diversi database e alla fine non risulta tutto scontato come dovrebbe. Ci sono spazi forniti da Google Apps for Education (Google Classroom, Docs, Calendar, ….) che, previa iscrizione della scuola di appartenenza, potrebbero dare una soluzione a questi e a molti altri problemi: i backup sono sicurissimi e vengono fatti più volte al giorno.

Google docs richiede solo l’iscrizione personale (magari dei componenti del Consiglio di Classe) con un account @gmail.com, che molti di noi già hanno: sia la funzionalità di condivisione che i backup sono sicuri, ma la posta elettronica “gira i dati in chiaro” nella Rete e quindi si dovrebbero avere particolari precauzioni in merito: “Non utilizzare nelle bozze la pagina iniziale di un PEI o di un Pdp contenente i dati anagrafici dell’alunno”, “Non scrivere dati sensibili di cui si è a conoscenza per il ruolo ricoperto nella scuola”.

Il mio Registro on-line ha una funzione “Agenda” dove vengono fissate le verifiche. Assomiglia a un foglio Excell (Sheet di Google Docs) per la prenotazione di un campo da tennis. In fondo basterebbe integrare ogni pagina settimanale con le attività previste che il collega di disciplina intende proporre o condividere con il collega di progetto, con l’insegnate di Sostegno o con quello di Potenziamento. Più difficile a dirsi che a farsi, almeno oggigiorno, senza considerare che lo sforzo richiesto è minimo rispetto ai vantaggi di “inclusione” per l’alunno e per tutti noi che possiamo trovare una professionalità più condivisa grazie all’aiuto degli strumenti informatici.

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Scaricare pubblicazioni da issuu.com

Avete mai sentito parlare di Issuu? Si tratta di una piattaforma che consente di pubblicare qualsiasi cosa, compreso il nostro “Giornalino di classe”. Essa costituisce anche una fonte inesauribile da cui reperire materiale, grazie alla lettura dal browser di libri e riviste in forma completamente gratuita. Purtroppo però la lettura può avvenire esclusivamente on line e ciò non costituisce di certo un vantaggio! Questa caratteristica ha una motivazione di carattere tecnico facilmente risolvibile con l’aiuto di plug-in come ThemAll! (Firefox) o Download Master (Chrome) e di un’applicazione che vedremo in seguito.
Una volta selezionato il libro o la pubblicazione su issuu.com, basta aprirlo in lettura ed individuare l’indirizzo nella barra del browser, copiarlo, recarsi su http://pasty.link e incollarlo nel campo al centro: dopo alcuni secondi verranno mostrate tutte le anteprime delle pagine. Cliccate al centro di questa pagina e dal menù a tendina selezionate la voce DownThemAll. Create una cartella sul computer per raccogliere tutte le pagine e iniziate il download. Una volta fatto ciò le pagine dovranno essere riassemblate in un singolo file PDF: recatevi su http://www.p0l.it/image2pdf/, selezionate tramite il tasto Add images to convert… tutte le pagine appena scaricate e una volta terminato il caricamento cliccate su Start conversion in fondo alla pagina  per iniziare la conversione.
A questo punto non resta che rinominare il file PDF e leggere l’intero documento off-line.

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La “Flipped Classroom” in 10 mosse

La Flipped Classroom o “Didattica Capovolta” consiste nel rovesciare l’idea canonica di classe

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La parte teorica che normalmente gli alunni ricevono a scuola quando “il professore spiega!” viene loro inviata, prima di qualsiasi cosa, affinché possano consultarla “a casa”. Successivamente, in maniera “capovolta”, tutte le attività pratiche o “i compiti” verranno realizzati in classe, individualmente o in piccolo gruppo, sotto la supervisione del docente. Come realizzare una simile attività?

  • Premessa: è necessario strutturare un ambiente virtuale di classe (Apps di Google, Google Classroom, piattaforma virtuale Moodle) affinché si possa instaurare una comunicazione con gli alunni per l’invio o anche la condivisione di materiale.
  • Programmazione e Preparazione dei materiali: il docente sceglie il tema/contenuto da trattare e definisce gli Obiettivi di Apprendimento, le Competenze da sviluppare. Pianifica gli incontri e le attività che gli alunni realizzeranno prima, durante e dopo le ore di lezione. È importante procurarsi o strutturare uno strumento didattico iniziale da proporre agli alunni affinché essi affrontino a casa l’argomento nei suoi tratti principali, prima di qualsiasi altro incontro in classe. Lo strumento può essere un video o una presentazione con un test per verificare se hanno letto e compreso quanto “studiato” in autonomia.
  • Consultazione e lettura del materiale: l’alunno prepara il contenuto a casa visualizzando e leggendo quanto inviatogli dal docente, completa il test di controllo e prende nota dei dubbi da condividere in classe.
  • Pianificare le sessioni: preparare i materiali in funzione dei dubbi degli alunni. Programmare attività individuali e di gruppo per più livelli, nonché attività collaborative che richiedano un coinvolgimento attivo dei discenti.
  • Risoluzione dei dubbi e condivisione del test eseguito a casa dagli alunni: dedicare i primi minuti della prima lezione utilizzando materiali mirati anche per accrescere l’interesse per la lezione.
  • Attività di consolidamento: Consolidare i concetti acquisiti attraverso attività in classe.
  • Lavoro collaborativo: dedicare una o più sessioni, “sfidando” gli alunni a risolvere un problema, elaborare un progetto, apprendere attraverso l’esperienza diretta, partecipare ad un dibattito o realizzare un’esperienza.
  • Apprendimento fuori dall’aula: incoraggiare gli alunni a lavorare in gruppo in maniera collaborativa , anche attraverso ambienti di condivisione virtuale.
  • Revisione e ripasso: riguardare i lavori realizzati e condividerli con la classe. Dedicare del tempo al chiarimento dei dubbi che potrebbero permanere. Orientare i ragazzi ad una valutazione e autovalutazione.
  • Valutazione dell’insegnante: valutare il lavoro degli alunni secondo gli obiettivi cognitivi (conoscenze e abilità) e le competenze.

il Global Teacher Prize di quest’anno ha visto la vittoria di Hanan Al Hroub, professoressa palestinese con “La pace e l’apprendimento attraverso il gioco”. In quinta posizione si è affermato Colin Hegarty con “Comprendere la Matematica con la flipped classroom”. Questo docente ha adottato il metodo della pedagogia capovolta con gli alunni dagli 11 ai 18 anni ed ha creato circa 1500 video educativi di supporto che si utilizzano grazie all’iniziativa Hegarty Maths.

Chi volesse reperire materiale significativo in lingua italiana, relativamente all’insegnamento capovolto della Matematica, potrà consultare il sito http://www.matematicapovolta.it/, oppure la parte tradotta della Khan Academy. Per le altre materie e per i diversi ordini di scuola vale la pena menzionare http://www.flippedclassroomrepository.it/

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Il “Phenomenon-Based Learning” (P.B.L.)

Il sistema educativo finlandese si caratterizza per la personalizzazione dell’educazione nel curricolo, per l’utilizzo di una valutazione descrittiva al posto dei voti numerici e per l’importanza di incoraggiare la curiosità e la partecipazione degli alunni attraverso forme di “didattica attiva”.

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Dopo la leggera flessione nei risultati PISA 2012 (valutazione triennale dell’OCSE), il Ministero dell’Educazione ha ridisegnato un “Curricolo comune” per l’educazione di base che comincerà ad essere applicato dall’agosto 2016. Detto Curricolo è centrato su: soddisfazione di apprendere, lavoro collaborativo, didattica/impegno attivo da parte degli studenti e sviluppo dell’autonomia nello studio e nella vita scolastica. Non si intende eliminare, come qualcuno ha voluto erroneamente affermare, le discipline di insegnamento/apprendimento, ma puntare sul lavoro per competenze e sulle abilità trasversali tra le diverse discipline attraverso quello che si è soliti descrivere con il termine anglosassone “Phenomenon-Based Learning”. Si tratta di un sistema “per progetti” in cui gli insegnanti lavorano con gruppi di alunni, su fenomeni o temi di interesse della classe che partecipa al processo di pianificazione, sviluppo e valutazione. Una pratica già sviluppata nelle scuole finlandesi ma che fino ad ora dipendeva dalle decisioni di ogni singola scuola o addirittura docente. Il nuovo Curricolo stabilisce che, in un periodo dell’anno (alcune settimane), debba essere realizzato almeno in ogni istituto scolastico il modello di insegnamento/apprendimento P.B.L. In cosa consiste il Phenomenon-based learning?

Scelta del tema che verrà affrontato da alunni e professori per varie settimane e da differenti angolazioni applicando contenuti propri delle diverse discipline coinvolte.

  • I singoli alunni/gruppi decideranno come affrontare quel contenuto e attraverso quali ricerche e documentazione.
  • Il docente dovrà esercitare il ruolo di orientatore, guidando gli alunni verso l’autovalutazione dei propri processi di apprendimento.
  • L’uso dei nuovi dispositivi e degli strumenti informatici (TIC), saranno fondamentali in quanto permettono di esercitare abilità essenziali come la comunicazione, la collaborazione, la creatività, il pensiero critico e la capacità di progettazione.

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Giornalino per “giornalisti di classe”

La possibilità di creare un Giornalino di classe è sempre stata legata alla disponibilità di uno o due insegnanti pronti a coordinare gruppi di alunni, “spesso selezionati”, da impiegare in orario extrascolastico. Forse sarebbe utile un coinvolgimento di tutti gli alunni in termini di contributi scritti, da realizzare prima e consegnare poi agli editori che si siano resi disponibili. L’approccio sarà quello della didattica “attiva” e il coinvolgimento potrà riguardare anche alunni con bisogni educativi speciali. Tra le web application più interessanti segnaliamo:

Lucidpress e Joomagapplicazioni (senza installazione in locale) che consentono di realizzare magazine, book fotografici, cataloghi e altro ancora. Le versioni gratuite dispongono di tutto ciò che serve, per pubblicare online, lavorando anche in maniera collaborativa. Lucidpress può salvare anche in Drive (Google Apps) e fornisce 100 MB a chi si registra.

Creatavist – ideale per esercitare lo storytelling con gli alunni, è usato per libri o reviste digitali multipiattaforma. È utilizzato anche dal celebre New York Times. Offre una versione di prova gratuita.

Issuu – è sicuramente la più conosciuta per la pubblicazione in digitale di libri, cataloghi, giornali e riviste partendo da un documento qualsiasi. Come sempre è necessario iscriversi (Sign Up) per creare, visualizzare e condividere in rete la nostra pubblicazione.

Registrandoci è possibile anche leggere riviste, libri e giornali di ogni tipo, ma di questo parleremo in un altro articolo come “reperimento di risorse funzionali alla didattica”.

Per lavorare off-line segnalo l’applicativo Scribus Open Source Desktop Publishing (disponibile per i diversi S.O.: clicca nel link sopra e seleziona dal menù “Get Scribus”; da Ubuntu basta portarsi su Ubuntu Software Center: va eseguito come root altrimenti non si attivano alcune funzionalità grafiche) come alternativa gratuita al più conosciuto Microsoft Publisher.

Questo è una guida molto valida relativa all’uso di Scribus (Si tratta di tre videotutorial di cui riporto solo il numero 1)

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Apprendimento basato sul problema – (PBL)

PBL – Si tratta di una metodologia e di un processo di apprendimento che si realizza soprattutto con le risorse presenti in Rete e attraverso strumenti come ambienti di apprendimento online (LCMS). Nella didattica tradizionale la risoluzione di ogni problema è successiva alla teoria della lezione in classe e i contenuti da trattare non sono sempre legati a situazioni reali. Nel PBL avviene l’esatto contrario: il problema è “aperto” ed è un punto di partenza da cui si dirama un’esperienza personale o di gruppo dell’alunno che si può avvalere dell’aiuto della tecnologia. Nel PBL non esiste la lezione frontale, ma l’insegnante in veste di mediatore didattico presenta il problema considerando il bagaglio delle conoscenze possedute dai ragazzi e li guida nel percorso didattico da seguire. Il Problem Based Learning favorisce l’acquisizione delle competenze chiave e crea le premesse per una loro valutazione nel processo di apprendimento.
Per renderci conto di quanto detto inserisco un’esperienza diretta documentata in un video presente su You Tube e realizzata con l’ausilio della piattaforma  Tes

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Flipped Classroom o “Classe capovolta”

“…………… Una strategia didattica alternativa che sta guadagnando attenzione e sostenitori in tutti gli ambienti educativi è la cosiddetta Classe Capovolta (Flipped Classroom)”. (da www.adiscuola.it).

Salve a tutti. Credo sia utile ormai fare il punto sulla “Flipped Classroom” e lo “Spaced Learning”, metodi che in parte, in maniera forse poco consapevole, ciascuno di noi potrebbe aver già sperimentato nella sua carriera di docente. La “Flipped Classroom” è una metodologia di insegnamento che “capovolge” i tempi e le modalità della pratica educativo-didattica: se di norma gli alunni seguono le lezioni a Scuola per poi  realizzare a casa dei compiti di esercizio, con questo metodo si forniscono agli alunni dei materiali-lezione da studiare a casa e si esercitano successivamente tali conoscenze a Scuola. Ovviamente questa modalità trova numerosi oppositori, ma tutto ciò è comprensibile e comunque in questo spazio mi voglio limitare a fornire materiale di esempio nonché delle testimonianze. Vediamo qui la realizzazione di una lezione-modulo tramite “Flipped Classroom”: l’argomento di cui si tratta è “Verga novelliere” e  ci troviamo in una scuola superiore:

Non c’è tempo, voi direte. I programmi ministeriali! Come facciamo ad ascoltare il processo di apprendimento dei nostri ragazzi, come facciamo a dare tempo a errori e intuizioni di ciascuno? La risposta può essere trovata nella metodologia della Flipped Classroom.                                   La lezione frontale, classica, per definizioni regole e dimostrazioni la spostiamo a casa grazie a supporti audiovisivi (mp4, dvd, podcast) mentre a scuola facciamo i compiti, applicazione pratica, apprendimento per problemi e a gruppi di livello. Con l’Insegnamento Capovolto il tempo d’aula è aumentato e si può lavorare diversificando i livelli di apprendimento, si può seguire chi ha difficoltà e stimolare chi è pronto a sfide più alte” (tutto tratto da www.adiscuola.it; la pagina che si apre è  molto approfondita e ricca di informazioni: merita di certo la nostra attenzione).

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Didattica per alunni DSA (1-3)

L’intervento educativo nei DSA –Disturbi Specifici di Apprendimento-richiede l’applicazione di una “Didattica Speciale”. In presenza di alunni con certificazione di Dislessia non secondaria ad altra problematica, il canale uditivo sembra essere quello da privilegiare. I messaggi scritti dovranno essere presentati in veste “ridotta a livello quantitativo” e, possibilmente, accompagnati da mappe mentali o concettuali. Dalla mia esperienza in classe, ritengo che due siano le abilità indispensabili che l’alunno debba riuscire a padroneggiare prima possibile:

  1. la capacità di gestire un Personal Computer nelle sue funzioni di base: propedeutica all’utilizzo di software specifico, permette all’alunno DSA, tendenzialmente caotico e disorganizzato, di mettere in atto “algoritmi” ricorrenti che facilitano l’organizzazione del proprio lavoro.
  2. saper utilizzare il software specifico.

Ma quale Software? Come usarlo? Quando? Naturalmente molte sono le variabili di cui tenere conto: dalle caratteristiche emotive dell’alunno, alle competenze specifiche degli insegnanti; dall’obbligo di strutturare un progetto educativo personalizzato alla possibilità di coinvolgimento costruttivo dei genitori. Una volta affrontate e rese funzionali certe componenti è indispensabile stilare e realizzare un progetto (Pdp) che preveda anche, ove possibile:

  • l’utilizzo del PC in modalità funzionale alla sua volontà e capacità di apprendere.
  • Il reperimento dei libri di testo in formato digitale tramite richiesta dei genitori all’Associazione Italiana Dislessia ( http://www.libroaid.it/)
  • Educare l’alunno all’utilizzo del Software per la comprensione del testo tramite Sintesi Vocale (tema del prossimo articolo N.2 di 3). Per il PC segnalo: Carlo Mobile, LeggiXme, Balabolka e altri ……; per i tablet Android i programmi contenuti nel sito http://www.aiutodislessia.net/programmi-x-tablet-android/)
  • Strutturare e fornire Mappe Mentali e/o Concettuali (prevalentemente da parte degli insegnanti) per fare in modo che il ragazzo possa orientarsi nella ripetizione e nel consolidamento di quanto appreso (tratterò l’argomento con maggiore puntualità nell’articolo N.3 di 3).

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